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Uso bellico dell’aquilone

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Uso bellico dell’aquilone

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L’aquilone nella forma del cervo volante è stato usato in passato anche per uso bellico.

Tali applicazioni si avevano specialmente quando l’aviazione non esisteva o era ai primordi. Dalle cronache antiche risulta che nel 549 gli abitanti di una città cinese assediata, per far conoscere al di fuori la loro critica posizione, costruirono un gran numero di questi apparecchi aerei e li lanciarono per chiedere soccorso.

Nelle memorie del conte Dundonald, nel 1822 capo della Marina del Brasile e nel 1827 capo delle forze marittime dei Greci, racconta che quando voleva comunicare con gli spagnoli, durante la guerra iberica, faceva attaccare i proclami o gli avvisi alla coda dei cervi volanti che erano lanciati con il vento favorevole e che si lasciavano cadere al momento voluto.

Prima della Grande Guerra era utilizzato con successo come apparecchio di segnalazione per le manovre militari e nella marina, per comunicare i navigli tra loro durante le esplorazioni. Era anche usato per sostituire i palloni frenati, se questi non si potevano usare a causa del vento molto forte.

In passato sono stati anche usati per l’esecuzione di fotografia dall’alto ed i primi studi sulla fotografia aerea a scopi militari e topografici sono stati fatti mediante i cervi volanti trasportando le apparecchiature alla quota voluta. È stato anche applicato per la telegrafia, per stendere antenne lunghe in aria.

Il cervo volante è stato anche usato come apparecchio di salvataggio per i navigli in pericolo: infatti lanciato dal naviglio, può giungere e portare alla costa una gomena attaccata al suo cavo di ritenuta, a modo di guidarope, gomena che serviva a stabilire una linea di soccorso fra naviglio e costa.

Con i progressi fatti dall’aviazione e dalla radiotelegrafia, i cervi volanti non sono stati più utilizzati per applicazioni militari.

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